È giusto post-produrre?
C’è una fetta di persone che guardano alla digitalizzazione della fotografia con un occhio di riguardo, ripetendo le solite fastidiose frasi come “oggi è tutto più facile, una volta per fare una buona foto si doveva essere bravi, ora basta Photoshop”.
La domanda che ci poniamo oggi quindi è:
” È giusto post-produrre? ”
Bene, in questo articolo voglio dirti ciò che pensò riguardo la post-produzione, cercando di capire contemporaneamente quanto e se effettivamente il lavoro di un fotografo sia cambiato, e in cosa.
Premessa: Come al solito ciò che leggerai in questo articolo è frutto di mie considerazioni personali, chiunque può benissimo non essere d’accordo con ciò che scrivo. Ci tengo però a precisare che prima di passare al digitale, anche io fotografavo in analogico (il passaggio al digitale l’ho fatto da poco), per cui credo di avere una visione abbastanza completa dell’argomento che sto per trattare.
La fase dello scatto:
Una delle differenze più grosse e rilevanti tra lo scattare in analogico e digitale è sicuramente nella fase iniziale dello scatto.
A differenza di come molti credono la differenza più grossa non è una maggiore difficoltà dello scattare in analogico, bensì una maggiore insicurezza che una macchina analogica crea nel fotografo.
Mi spiego meglio, con una macchina digitale le fasi di uno scatto sono essenzialmente tre:
- progettazione e composizione dello scatto, in cui si studia la scena, la si compone, e immagina lo scatto così come lo si vuole
- scatto, che comprende sia i settagi della macchina e scatto vero e proprio
- revisione dello scatto, nella quale si visiona lo scatto appena fatto.
La differenza principale tra una macchina fotografica analogica e una digitale è che con una macchina analogica la fase della revisione non esiste.
Quindi chi scatta con una macchina analogica non può avere mai la certezza (se non quella che gli arriva dalla sua esperienza) di portare davvero a casa lo scatto che si era immaginato.
A questa incertezza si aggiunge poi la limitazione del numero degli scatti a disposizione: mentre con una macchina digitale il numero degli scatti dipendono dalla memoria a disposizione (e gli scatti mal riusciti possono essere eliminati per risparmiare memoria), con una macchina analogica il numero degli scatti è limitato dalla pellicola (il cosiddetto rullino), che di solito consente non più di 36 scatti, e se si sbaglia uno scatto non c’è la possibilità di eliminarlo.
La Post-Produzione (Sviluppo)
Al contrario di quanto si possa pensare la fase della post-produzione non è nata con la fotografia digitale, bensì con quella analogica.
Se prima infatti le foto venivano “sviluppate” in camera oscura, previe alcune leggere modifiche (filtri, cambi leggeri d’esposizione ecc), oggi le foto scattate vengono “processate” in quella che prende il nome di “camera chiara” (ossia i vari software di sviluppo).
Ma cosa è cambiato quindi da questo punto di vista con il passaggio dall’analogico al digitale?
Prima di tutto l’accessibilità ed i costi.. Se prima per sviluppare una foto c’era bisogno di una camera oscura, con tutti i costi necessari.. Oggi basta, a grandi linee, un semplice PC per sviluppare una foto.
Altra cosa che è cambiata è assolutamente la mole di informazioni e tutorial a cui è possibile accedere.
Se una volta una dei pochi se non unici modi per imparare a sviluppare una foto era farsi spiegare da qualcuno (spesso un fotografo) tutti i procedimenti, oggi basta fare una ricerca su internet e qualcosa la si incomincia ad imparare senza troppe difficoltà.
Cosa invece assolutamente non è cambiato?
In primis la parte di teoria che dietro una buona post-produzione… C’è da dire infatti (e forse non tutti lo sanno), che gran parte degli strumenti che software come Photoshop ci mettono a disposizione, non sono altro che rivisitazione degli strumenti che si utilizzavano una volta in camera oscura, niente di più e niente di meno ( un esempio sono le curve di viraggio, strumento potentissimo).
Altra cosa che assolutamente non è cambiata è la quantità di tempo, passione, ed errori necessari per padroneggiare davvero una buona post-produzione.
Post-Produzione o Fotomontaggi? Quale è la differenza?
Spesso si confonde la post-produzione con il fotomontaggio.. in realtà si tratta di due cose diverse, e in un certo senso si può dire che la post-produzione può comprendere il fotomontaggio (ma non è vero che il fotomontaggio sia sempre presente nella fase di post-produzione).
Si parla di post-produzione ogni volta che si vuole indicare tutto l’insieme delle procedure più o meno complesse che servono ad ottenere l’immagine finale.
Il fotomontaggio è invece un qualcosa di opzionale, che può far parte della post-produzione, ma che non ne fa parte necessariamente.
Fare un fotomontaggio significa in poche parole andare a modificare più o meno pesantemente un’immagine, andando a rappresentare qualcosa che in realtà non era in quel modo.
Fare post-produzione significa semplicemente preparare lo scatto, andando a correggere valori come esposizione, contrasto, nitidezza ecc.. e in un secondo momento decidere se effettuare un fotomontaggio.
Per fare un esempio:
Scatto una fotografia ad un animale allo zoo ( in cui si vedono le sbarre della recinzione)…
Se mi limito a correggere parametri come i colori, l’esposizione, il contrasto, quello che ho fatto è una leggera post-produzione, non un fotomontaggio.
Se invece continuo nella post-produzione, e vado a modificare quello che effettivamente non era la realtà ( ad esempio rimuovo la recinzione, o inserisco uno sfondo diverso), quello che sto facendo è un vero e proprio fotomontaggio.
Scattare in JPG, o non fare post-produzione, significa essere bravi fotografi?
A questa domanda rispondo in maniera veloce e breve: NO.
Prima di tutto, scattare in JPG non significa essere fotografi all’antica (o puristi come qualcun si definisce), per il semplice fatto che andando a scattare in JPG sarà la macchina fotografica a regolare in automatico tutti i valori di contrasto, di colore, nitidezza ecc.. Lasciando al fotografo meno controllo.
Scattare in JPG non significa non usare valori come “nitidezza”, “contrasto” ecc, ma significa far scegliere alla macchina fotografica come e quanto usarli.
Ciò che più si avvicina alla pellicola è il RAW, non il JPG. E proprio come la pellicola doveva essere lavorata in camera oscura, così il RAW necessità di lavorazione in camera chiara.
Se non sai la differenza tra RAW, JPG e TIFF, o non sai quando usare l’uno o l’altro, ti consiglio di leggere questo articolo.[:en]L’avvento della fotografia digitale ha sicuramente rivoluzionato il mondo fotografico, aprendo un nuovo mondo a chi era già fotografo prima, e rendendo più semplice e sopratutto più economico imparare a chi fotografo non lo era ancora.
C’è una fetta di persone che guardano alla digitalizzazione della fotografia con un occhio di riguardo, ripetendo le solite fastidiose frasi come “oggi è tutto più facile, una volta per fare una buona foto si doveva essere bravi, ora basta Photoshop”.
Bene, in questo articolo voglio dirti ciò che pensò riguardo la post-produzione, cercando di capire contemporaneamente quanto e se effettivamente il lavoro di un fotografo sia cambiato, e in cosa.
Premessa: Come al solito ciò che leggerai in questo articolo è frutto di mie considerazioni personali, chiunque può benissimo non essere d’accordo con ciò che scrivo. Ci tengo però a precisare che prima di passare al digitale, anche io fotografavo in analogico (il passaggio al digitale l’ho fatto da poco), per cui credo di avere una visione abbastanza completa dell’argomento che sto per trattare.
La fase dello scatto:
Una delle differenze più grosse e rilevanti tra lo scattare in analogico e digitale è sicuramente nella fase iniziale dello scatto.
A differenza di come molti credono la differenza più grossa non è una maggiore difficoltà dello scattare in analogico, bensì una maggiore insicurezza che una macchina analogica crea nel fotografo.
Mi spiego meglio:
con una macchina digitale le fasi di uno scatto sono essenzialmente tre:
- progettazione e composizione dello scatto, in cui si studia la scena, la si compone, e immagina lo scatto così come lo si vuole
- scatto, che comprende sia i settagi della macchina e scatto vero e proprio
- revisione dello scatto, nella quale si visiona lo scatto appena fatto.
La differenza principale tra una macchina fotografica analogica e una digitale è che con una macchina analogica la fase della revisione non esiste.
Quindi chi scatta con una macchina analogica non può avere mai la certezza (se non quella che gli arriva dalla sua esperienza) di portare davvero a casa lo scatto che si era immaginato.
A questa incertezza si aggiunge poi la limitazione del numero degli scatti a disposizione: mentre con una macchina digitale il numero degli scatti dipendono dalla memoria a disposizione (e gli scatti mal riusciti possono essere eliminati per risparmiare memoria), con una macchina analogica il numero degli scatti è limitato dalla pellicola (il cosiddetto rullino), che di solito consente non più di 36 scatti, e se si sbaglia uno scatto non c’è la possibilità di eliminarlo.
La Post-Produzione (Sviluppo)
Al contrario di quanto si possa pensare la fase della post-produzione non è nata con la fotografia digitale[:]